Campussiani Viaggi

Andalucía no te puedo explicar

La Andalucía no la puedes explicar

Questo è quello che ho capito dopo essere stata a Siviglia e Granada.

Viaggio in pullman

Partenza: Barcellona

Destinazione: Granada

Ore previste: 12.00

Sì, 12! Percepite la mattina al risveglio anche 20.

Premetto però che questo viaggio che vi sto per raccontare è un viaggio Erasmus, ovvero di ragazzi che non si conoscono, che partono insieme alla scoperta di città dello stesso paese in cui si trovano a fare l’Erasmus.

Arriviamo a Granada, frastornati ed esausti, ma io sento dentro di me qualcosa che freme. 

Ho pensato a notti intere a Granada dandogli un colore, un profumo, un’immagine e ho voglia di scoprire se si avvicina alle mie fantasie.

Granada aveva già un pezzo del mio cuore da un paio di anni.

Mi guardo intorno e cerco qualcosa che i miei occhi possano riconoscere dai racconti che avevo ascoltato. Le vie, i rumori, la gente. 

Visitiamo l’Alhambra una vera e propria città murata del 1400, maestosa e grandissima, che nel corso degli anni ha subito varie influenze. 

Il sole splende e tutto è al suo posto.

Vediamo la Cattedrale, giriamo per le vie: palazzi ricamati, muri che trasudano storia e poesia.

 

Ascoltando alcune delle leggende che aleggiano sopra questa città magica che è Granada arriviamo sù, al Mirador di San Nicolas.

Mirador proprio la parola giusta: si affaccia sull’Alhambra con la Sierra Nevada come sfondo. Troviamo un’atmosfera che credo sia l’atmosfera che rappresenti tutta l’ Andalucía: libera, vera, autentica.

 

Quasi come dentro una bolla di sapone sono letteralmente incantata. 

Ci sono i gitani scalzi e c’è il flamenco. Li guardo e penso che ci vuole coraggio per vivere così, liberi da queste sovrastrutture imposte dalla nostra società, senza le certezze di cui siamo alla ricerca continua.

Il sole tramonta e scende dietro l’Alhambra. 

Mi domando, come ogni volta che scopro qualcosa di bello, perché ho aspettato tutto questo tempo.

Anche San Nicolas però, sta perdendo la sua magia; lo si nota se si osserva bene. 

A far perdere la sua autenticità sono i turisti, quelli come noi, che fotografano, fanno video, concentrati su tutto tranne su quello che si percepisce solo ascoltando, e come dice Marco D’Eramo nel suo libro Il sefie del mondo “L’atto del fotografare  soppianta spesso il guardare.”

Scendiamo, passando tra le stradine dei mercati arabi: un labirinto colorato all’odore di incenso.

Francisco de Icaza disse che non c’è pena più grande che essere ciechi a Granada. 

E’ vero, ma la vera pena è non provare emozioni a Granada.

Suona la sveglia, dopo una colazione misera, di quelle degli ostelli per studenti partiamo per Siviglia.

 

Stavolta è diverso. Di Siviglia non so niente e non so cosa aspettarmi. Avevo sentito parlare di Plaza de España come qualcosa di surreale, talmente tanto da sembrare un set cinematografico.

E’ la prima cosa che vediamo. L’unico termine che utilizzerei per descrivere ciò che vedo è inglese, perché credo renda meglio l’idea: Stunning!

Un vero incanto, una piazza ovale  che è un vero inno a tutta la Spagna.

Giriamo per Sevilla in lungo e in largo senza una reale meta.

 

Quello che piace di questa città è senza dubbi l’atmosfera andalusa che emana. 

La gente è felice, e lo sono anche io.

Dopo un po’ che cammino mi rendo conto che sto cercando il mare: o meglio, mi sento come se fossi in una città con il mare, come se alla fine di uno dei vicoli che la caratterizzano io mi aspettassi di trovarlo.

Non so se è per i 30 gradi o per i cappelli di paglia che hanno quasi tutti.

Andiamo all’Alcazár: un capolavoro. Originariamente nasce come forte dei Mori, ma nel corso degli anni è stato ampliato varie volte. All’ingresso ci sono degli imponenti alberi di ciliegio in fiore.

A seguire un susseguirsi di stanze, giardini, fontane, scalini e fiumiciattoli mai uguali.

Niente è uguale nell’Alcazár: né una mattonella, né una finestra. 

Mi perdo almeno cinque volte, ma mi perderei altre cento. 

A ogni angolo scopro qualcosa di nuovo, qualcosa che i miei occhi non hanno mai visto.

Prima di lasciare Siviglia ripassiamo da Plaza de España: sotto il portico centrale ci sono due ballerini di flamenco, accompagnati da altri due: uno suona la chitarra e una batte le mani seguendo il ritmo intenso del flamenco.

 

Mi incanto guardando i piedi della ballerina: sono ipnotizzata.

Il flamenco è un flusso di emozioni, è sufrimiento per un amore perduto, è un cuore che ancora batte potentemente: è calor y pasión.

E’ Andalucía, e l’ Andalucía e non si può spiegare.

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